Non
sono nessuno
se
non un mondo di nebbie,
ombra
stagliata sul muro
fatta
d’inganni e compromessi.
Un
puzzle da comporre
ma
dal quale
manca
sempre un pezzo.
Sono
miei gli occhi
che
a stento trattengono le lacrime
e
mia la smorfia di dolore
che
sale dal petto.
Il
laccio stringe la gola
e
nel divincolarmi soffoco.
Cosa
c’è fuori?
Non
mi attrae più,
puzza
di carogna,
meglio
rimanere dentro.
Una
campana di vetro
è
preferibile al cielo spalancato,
ai
raggi del sole
che
schiaffeggiano indelicati,
e
l’eco di uno sparo ha più effetto
di
mille voci disperse dal vento.
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