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giovedì 11 marzo 2010

Ira

Rode dentro, devasta l'anima
volano i pensieri
plumbei come il cielo più nero
gelidi come palle di grandine,
ingarbugliati in un intreccio di rovi
sanguinanti di mille e mille ferite.
È perso lo sguardo verso l'orizzonte
scruta lontano senza guardare
senza vedere un immobile tramonto
e le sue lingue di fuoco
che si spengono col buio.
Si affollano i sentimenti,
combattono, senza trovare quiete
in un turbinio di tempeste
che potenti scaricano a terra
le spade infuocate di Zeus,
folgorando ciò che rimane di un briciolo di umanità.
È furente l'ira
che non da pace, che consuma,
disperde ai quattro venti lo spirito indifeso
che oramai stanco
si lascia andare alla morte.
Una morte senza speranza
senza resurrezione.
Solamente l'odio imperversa
lasciando inerme
il corpo senza vita.

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