Rommi Carmiluzzu
di Domenico Giansiracusa
Rommi, Carmiluzzu, ròmmi ca t'accùcciu
tèni l' òcci ciùsi, e sèntimi nò sonnu.
U sai ca ìu ti viru, e nun ti lassu sulu.
Rommi Carmiluzzu, e nàta comu 'npisci
e curri comu o ventu, senza pinsari
ne strati picciriddu, senza scappi senza friddu.
Rommi Carmiluzzu e vola 'no desertu
parìitu nu prìncipi, senza scàntu ni lu pettu.
Nu barracanu 'nsulcu, 'ncavaddu senza frenu.
Rommi, ti pari aieri, passasti e mi viristi
e ìu calài l'òcci, ca mi mancàia u ciatu
e a tìa parìa stranu ca ti trimàia a manu.
Rommi Carmiluzzu iu nun sugnu luntanu.
Parra e picciriddi riccìllu ca li amu.
Ora ca sunu ranni capìsciunu cà fattu.
Sputa Carmiluzzu, sputa pulviri e fangu
sputa la stanchizza, e dommi senza ciatu
Rommi cuietu, ci sugnu iu, c' agghiù ‘divatu.
Rommi Carmiluzzu, cò tempu miu passau.
Ma quannu poi ti susi, talìa u ciuri miu.
Racci a manu, e bàsila 'na frunti.
Idda è a pena mia, ciù ricu o Signuri.
Stringila forti, quannu siti suli
riccillu ca mi manca, cu tutta la sò cruci
venerdì 27 novembre 2009
" INDIFFERENZA " DI ROSSELLA ARENA
Indifferenza
di Rossella Arena
Scrosciare di fronde
smosse da venti
soffiati sull'onde
da nubi gementi.
Lontane spirali
di ali d'uccelli
discesi i crinali
si adagiano lievi
alla luce di biechi fanali
su secchi fuscelli,
scoscesi torrenti asfaltati
tronchi di vita svuotati,
dinnanzi a sbarrati cancelli
da mani in preghiera afferrati.
In nidi gelati,
intrecciati alla meglio,
pigolii appena nati
sono rivolti alla pioggia
al loro stupito risveglio.
Io li sento quei flebili suoni,
dal freddo alitati tremanti
tra lampi accecanti
ed orridi tuoni;
invano portati dal vento
dolorosi e continui frastuoni,
pianti di lacere donne e barboni
e bimbi schiavi di orchi e padroni.
Tra code di auto coperte di fango
vorrei quella pioggia asciugare,
l'umore del tempo cambiare...
e invece con gli altri proseguo:
lì in strada in silenzio rimango,
indifferente a quello che sento,
ad ogni altro lontano lamento
di Rossella Arena
Scrosciare di fronde
smosse da venti
soffiati sull'onde
da nubi gementi.
Lontane spirali
di ali d'uccelli
discesi i crinali
si adagiano lievi
alla luce di biechi fanali
su secchi fuscelli,
scoscesi torrenti asfaltati
tronchi di vita svuotati,
dinnanzi a sbarrati cancelli
da mani in preghiera afferrati.
In nidi gelati,
intrecciati alla meglio,
pigolii appena nati
sono rivolti alla pioggia
al loro stupito risveglio.
Io li sento quei flebili suoni,
dal freddo alitati tremanti
tra lampi accecanti
ed orridi tuoni;
invano portati dal vento
dolorosi e continui frastuoni,
pianti di lacere donne e barboni
e bimbi schiavi di orchi e padroni.
Tra code di auto coperte di fango
vorrei quella pioggia asciugare,
l'umore del tempo cambiare...
e invece con gli altri proseguo:
lì in strada in silenzio rimango,
indifferente a quello che sento,
ad ogni altro lontano lamento
SENZA PIU' ROTTA DI GIUSY STAROPOLI
Senza piu' rotta
di GIUSY STAROPOLI
Uomini di terra,
tutti a bordo.
Ammainate le vele del risveglio
sotto coperta il sonno
e....avanti tutta.
Prevista tempesta.
Uomini a Poppa
Uomini a prua.
Prendete le corde della forza
Catturate l'orizzonte negli occhi
prima che perda il suo volo
nell'infinito spremere del cielo
per il castigo d'aver trasportato
in nero, larve putrefatte.
E, ne' il profumo di acacia
ne' il sapor delle arance
coveranno piu' quiete.
La tempesta coprira' la nave
e noi, al timone senza piu' rotta
saremo per sempre umani
scaraventati nel fondo .
Lo stesso che gia’ non esiste.
di GIUSY STAROPOLI
Uomini di terra,
tutti a bordo.
Ammainate le vele del risveglio
sotto coperta il sonno
e....avanti tutta.
Prevista tempesta.
Uomini a Poppa
Uomini a prua.
Prendete le corde della forza
Catturate l'orizzonte negli occhi
prima che perda il suo volo
nell'infinito spremere del cielo
per il castigo d'aver trasportato
in nero, larve putrefatte.
E, ne' il profumo di acacia
ne' il sapor delle arance
coveranno piu' quiete.
La tempesta coprira' la nave
e noi, al timone senza piu' rotta
saremo per sempre umani
scaraventati nel fondo .
Lo stesso che gia’ non esiste.
ANCORA UN PO' DI PASQUALE ERMIO
Ancora un pò
di Pasquale Ermio
Undici minuti ancora,
conforto e tepore in un guscio virtuale.
Biciclette e trattori circolano invadenti
fra sinapsi sopite di neuroni quiescenti.
Spira una sfera di flebile giallo
e ritorna torpore.
E' buio fuori,
è buio dentro.
Che tempo sarà?
Rituale l'abbraccio al cuscino,
amico paziente.
Mi cerca con voce e mano
mio figlio,
un richiamo crescente.
Ancora un pò,
un pò di tempo ancora,
prima del mio risveglio.
di Pasquale Ermio
Undici minuti ancora,
conforto e tepore in un guscio virtuale.
Biciclette e trattori circolano invadenti
fra sinapsi sopite di neuroni quiescenti.
Spira una sfera di flebile giallo
e ritorna torpore.
E' buio fuori,
è buio dentro.
Che tempo sarà?
Rituale l'abbraccio al cuscino,
amico paziente.
Mi cerca con voce e mano
mio figlio,
un richiamo crescente.
Ancora un pò,
un pò di tempo ancora,
prima del mio risveglio.
RUSSU MORTI DI PASQUALE ERMIO
Russu morti
di Pasquale Ermio
Mangianu 'a paglia tranquilli e su' vitali,
pua, d'improvvisu,
sgrananu l'uacchji e tendinu i mmùsculi,
quandu si tratta 'i caminari.
Parica 'u sanu nduvi vanu;
no pari, 'u capiscinu.
L' "avvocatu", spaturnatu,
ccu llu bastuni pungi ppi lli fhari trasiri.
'A pistola spara 'nu piarnu,
'nu corpu siccu,
e dillu cadi 'nterra cumu 'nu mazzuni.
Pirduta 'a capu,
è biallu e 'mpindutu,
ppi essiri spartutu,
prontu ppi lli ligna, 'u fhùacu,
'a tavula cunzata.
Ricchizza, 'ntiressi e festa
su' ppi nnu' autri,
ppi dilli è stata 'mbeci 'a morti,
a fini jurnata.
di Pasquale Ermio
Mangianu 'a paglia tranquilli e su' vitali,
pua, d'improvvisu,
sgrananu l'uacchji e tendinu i mmùsculi,
quandu si tratta 'i caminari.
Parica 'u sanu nduvi vanu;
no pari, 'u capiscinu.
L' "avvocatu", spaturnatu,
ccu llu bastuni pungi ppi lli fhari trasiri.
'A pistola spara 'nu piarnu,
'nu corpu siccu,
e dillu cadi 'nterra cumu 'nu mazzuni.
Pirduta 'a capu,
è biallu e 'mpindutu,
ppi essiri spartutu,
prontu ppi lli ligna, 'u fhùacu,
'a tavula cunzata.
Ricchizza, 'ntiressi e festa
su' ppi nnu' autri,
ppi dilli è stata 'mbeci 'a morti,
a fini jurnata.
lunedì 23 novembre 2009
Ti si è spento il sorriso ai piedi della croce.
Madre hai pianto il figlio tuo
ucciso ingiustamente.
Esposto , alla mercé di scherni insulti e sputi,
considerato iniquo oltraggio per gli eletti.
Deriso, schiaffeggiato frustato e calpestato,
di lui solo la colpa di non essere compreso.
Lo hanno condotto in carcere
portato al monte porpora,
rosso di tanto sangue che mai avrà giustizia.
Lo hanno ridato a te
avvolto in un lenzuolo, il volto gonfio e livido
non sembrava più un uomo.
Voleva solo vivere ma la sua strada era sbagliata
e chi si erge a giudice
ha deciso la sua vita.
Tu sei rimasta in lacrime senza una risposta
solo un dolore sordo
che ha lacerato la tua anima.
Giovanni Gentile
FINESTRA DI MARCO MARIANI
Finestra.
Destinata a dar luce e aria
elemento portante
che dai sulla strada
nel cortile
nel prato o verso il mare.
Finestra sopra il tetto
attraverso te appare il cielo.
Finestra col terrazzino
finestra che puoi discendere
apertura panoramica.
Senso della larghezza
della mia vista
arieggi
illumini
o sei dipinta sopra un muro.
Finestra di smalti diversi
attraverso te appare il campo.
Ampie maniche dalle quali esce
la ricca controfodera di seta
o la camicia preziosa a sbuffi.
Ti apro
fuori dall’immaginabile
quanto tempo sono stato prima di apparire
e adesso che fretta c’è
mi prendo il tempo.
Finestra aperta
attraverso te vedo, penso e sogno.
Questo sentiero finisce in un corso d’acqua
mi riprendo il tempo
fin che il Sole risplenderà.
Destinata a dar luce e aria
elemento portante
che dai sulla strada
nel cortile
nel prato o verso il mare.
Finestra sopra il tetto
attraverso te appare il cielo.
Finestra col terrazzino
finestra che puoi discendere
apertura panoramica.
Senso della larghezza
della mia vista
arieggi
illumini
o sei dipinta sopra un muro.
Finestra di smalti diversi
attraverso te appare il campo.
Ampie maniche dalle quali esce
la ricca controfodera di seta
o la camicia preziosa a sbuffi.
Ti apro
fuori dall’immaginabile
quanto tempo sono stato prima di apparire
e adesso che fretta c’è
mi prendo il tempo.
Finestra aperta
attraverso te vedo, penso e sogno.
Questo sentiero finisce in un corso d’acqua
mi riprendo il tempo
fin che il Sole risplenderà.
Il cielo e il mare si contendono il sole
venerdì 20 novembre 2009
Elouardi Soukaina
Di Elouardi Soukaina.
Tra gli orizzonti…
Tra gli orizzonti
la vita e la morte ho perso,
tra i colori rosso e arancio
un attimo ancora di respiro
ho ricercato, e mai quel momento
dimenticherò; passione infinita
per un esistenza cara
alla precoce nascita.
Un solo attimo per
vedere la semplicità del
valore della speranza, pura scia
seguace di pace; che
la nostra storia ha
composto e
ancora tra le tracce di tramonti
ne vivono le pagine.
lunedì 16 novembre 2009
Avevo fame
Anche oggi ho pianto, e le mie lacrime son divenute polvere. Anche oggi la polvere ha ricoperto il mio corpo e ne è diventata parte. Anche oggi ho guardato la vita andare via perché la vita a me non ha sorriso. Anche oggi sono tra migliaia che più non hanno un futuro perché il futuro per me non c'è mai stato. Anche oggi non ho giocato perché il mio corpo non ne aveva la forza. Anche oggi mia madre ha pianto mi ha visto morire lasciare questo mondo. Anche oggi avevo fame ma nessuno mi ha nutrito. Giovanni Gentile
GIORNATE D'AUTUNNO
GIORNATE D'AUTUNNO
Profumo di pioggia portato dal vento,
e le foglie tremanti si lasciano andare.
Caldi colori fra il grigio del tempo
tra il freddo che arriva c'è un tiepido soffio.
Giocano i bambini che corrono a scuola
portando rametti e foglie cadute,
costruiranno un bel quadro con colla e colori.
Dipingendo con gli occhi
quel che ammirano fuori. Son mille i profumi e dolci gli aromi di funghi e castagne,e di calde minestre Famiglie riunite attorno alla mensa un pezzo di pane e una calda atmosfera. Giovanni Gentile
domenica 15 novembre 2009
ME RACCONTAVA MI PADRE
ME RACCONTAVA MI PADRE
di GIOVANNI GENTILE
Me raccontava mi padre
Me diceva mi padre de quann'era regazzino
coreva p'er paese spignenno er carettino.
Portava materassi scarpe vecchie e cianfrusaie,
pe' guadagna du lire venneva a li signori.
Ar mare a pia' le cozze, vongole e telline
da porta' a nonna Tirde in cambio delle figurine.
Do poteva rimediava ,pure i fiori ar cimitero tanto ai morti che fregava,
nun se potevano lamentà.
Era dura fio mio diceva er mio papà
da magnà nun ce stava e te dovevi arangià
di GIOVANNI GENTILE
Me raccontava mi padre
Me diceva mi padre de quann'era regazzino
coreva p'er paese spignenno er carettino.
Portava materassi scarpe vecchie e cianfrusaie,
pe' guadagna du lire venneva a li signori.
Ar mare a pia' le cozze, vongole e telline
da porta' a nonna Tirde in cambio delle figurine.
Do poteva rimediava ,pure i fiori ar cimitero tanto ai morti che fregava,
nun se potevano lamentà.
Era dura fio mio diceva er mio papà
da magnà nun ce stava e te dovevi arangià
PRESENZA
Presenza
Lei è sempre presente.
Si aggira di notte e ogni notte ti prende.
Ti tiene legato e al mattina ti lascia,
ma un giorno e per sempre tutto per lei completamente ti avrà.
È ombra al tuo fianco gelo nell'anima,
ogni momento sei sempre più suo.
Non sai quando, non sai come,
la fuggi e la insegui,
la temi e l'ammiri.
Curioso sei tu ma paura ti fa
e speri col cuore che
lei mai ti avrà.
Lei è sempre presente.
Si aggira di notte e ogni notte ti prende.
Ti tiene legato e al mattina ti lascia,
ma un giorno e per sempre tutto per lei completamente ti avrà.
È ombra al tuo fianco gelo nell'anima,
ogni momento sei sempre più suo.
Non sai quando, non sai come,
la fuggi e la insegui,
la temi e l'ammiri.
Curioso sei tu ma paura ti fa
e speri col cuore che
lei mai ti avrà.
sabato 14 novembre 2009
VENTI IN VERSI
In sintesi
Il titolo che “apre” la silloge di Pasquale Ermio propone uno spiraglio carico di speranze per ognuno di noi. È un invito a recuperare e/o a mantenere alta e vitale la memoria delle emozioni, a rimanere ancorati ai sentimenti, a esporsi con naturale fiducia ai “venti” che soffiano sulla nostra vita. Vuol dire, altresì, spingere lo sguardo più lontano, oltrepassando le nubi che oscurano l’orizzonte e, al tempo stesso, i cuori. Sono poesie da interiorizzare, non solo perché ci fanno conoscere ed apprezzare il suggestivo talento dell’Autore, la cui “poetica” è messa a disposizione di tutti, ma anche perché attraverso la poesia ed il confronto è possibile “…rendere il senso migliore ai rapporti tra le persone”. I sentimenti e le passioni danno parola e sogno a queste liriche. Parlano di un amore infinito, desiderato, perduto e ritrovato (“Fra mille ti riconoscerei amore eterno/che su tutto fai prevalere la passione...”; “Tu la mia luna/la luna il mio Amore/Poi l’eclissi...”) Un amore che è dentro gli echi e le voci del vento, che come un’onda straripa tra i silenzi e le malinconie, tra le pause che il destino ineluttabile impone e le attese sperate. (“Dietro, ora raffiche di vento, ora appigli variabili che mi distolgono, che mi trattengono…”; “Vorrei poterti seguire, raggiungerti, svelarti, vederti esibire nelle tue evoluzioni libere, sentire i profumi di terre lontane che diffondi nell’aria, emozionandomi.”)
lunedì 9 novembre 2009
Ad Alda Merini
Pazzi in un mondo di matti ; sognatori. Sentimenti speranze diventano parole, scritte col fuoco marchiate dal tempo trasportate dal vento agli angoli del mondo. Nei secoli hanno vissuto per secoli condottieri. Al fianco di re e imperatori. Voce di popolo voce di un dio. Profeti predicatori ciarlatani e giullari , Santi demoni angeli maledetti Perduti per sempre scalando le vette, cercando spiagge e mari incantati raccontando alla vita di tutta una vita. Raccontando di amori di odi furiosi a chi leggerà in eterno di loro.
Giovanni Gentile
Giovanni Gentile
domenica 8 novembre 2009
Mi hanno portato via
Mi hanno portato via. Giocavo per le strade ,spensierato e innocente, mi hanno portato via. Hanno chiuso i miei occhi per nascondermi il male, mi hanno portato via. Hanno venduto il mio corpo in tanti pezzi sparsi, mi hanno portato via. Hanno dato la vita a chi morente era, mi hanno portato via. Hanno ridato la vista a chi non vedeva più, mi hanno portato via. Io bambino giocavo, avevo un grande sogno, mi hanno portato via. Hanno svuotato il mio corpo buttato in una fossa, mi hanno portato via. Volevo vivere crescere, un uomo diventare, mi hanno portato via. Mi cerca mia madre, mi chiama mio padre, ma mi hanno portato via. Ma io vivo e loro non lo sanno, non sono andato via. Vivo nel corpo di chi aveva bisogno, di chi non aveva speranza. Ma mi hanno portato via, e la speranza a me l'hanno negata,l'hanno portata via. Giovanni Gentile.
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