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giovedì 31 marzo 2011

Guarda con i miei occhi

Biografia



Giovanni Gentile è nato a Nettuno il 29 Aprile del 1965, dove vive con la moglie e i suoi due figli. È un dipendente commerciale e la sua passione più grande è la famiglia, proprio quando perse suo padre nel 1999 diventava padre lui, e diede a suo figlio lo stesso nome del Padre Alberto.

Nelle sue poesie denuda la sua anima in versi semplici ma molto profondi, quell’attaccamento ai valori più veri che la vita possiede intrecciano il suo donarsi in versi.
La poetica di Giovanni traccia il sentiero della vita, percorrendo le strade del vissuto con un’intensità di animo che investe il lettore nella più acuta forma di sentimento.
Un quotidiano che Giovanni sgrana come chicchi di grano nella più significativa visione, travasando quel sentire d’uomo nella parola più semplice ed efficace.

Nella sua poetica possiamo assistere alla veridicità dei sentimenti, quel suo attaccamento ai valori che segnano un legame forte con le sue radici, quel gesto innato d’osservare e riflettere sugli eventi, essendone partecipe come uomo e intarsiare questo bagaglio emozionale fino a partorire poesia, cucita ai fili dell’esistere con profonde riflessioni sociali, permettendo a chi si sofferma a leggere i suoi versi partecipazione e meditazione.

Giovanni ha conseguito i seguenti riconoscimenti per le sue opere letterarie:

“me raccontava mi padre” prima classificata III .premio laurentum on line 2009 sezione vernacolo
“Presenza” terza classificata III .premio laurentum on line 2009 sezione italiano;
“11 anni” terza classificata concorso internazionale Pantarei 2010;
“Volevo andare” finalista premio Vivarium; menzione d’onore
“Vorrei onda rinascere” finalista premiata concorso speciale donna 2010;
“Amici” finalista premiata concorso Speciale Infanzia 2010

Unità d'Italia

Ciò 'n amico
che se se magna
solo pane e mortadella
anzi no, la mortadella
manco se la po' permette
come er pane quello fresco
callo callo
e profumato
ma lo pija
ar supermercato
quello che
cià già du' giorni
ch'è ormai come er caucciù
bono solo pe' le fionne.
Cià la mojie co' la panza
e ci vo' pure costanza
pe' nun avviasse 'n piazza
sotto braccio a 'na doppietta.
Pe' dì a 'sto ber paese
che festeggia puro l'anni
io lavoro
e so' onesto
ma so mesi quasi 'n anno
co' 'na scusa appresso all'altra
nun me danno manco 'n euro.
Mo pur'io
divento
profugo..
immigrato, clandestino
cosi forse er governo
me da' puro da campà.