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domenica 27 dicembre 2009

Notte d'orrore

Si è svegliato l'inferno e ha spalancato le sue porte
i demoni malvagi hanno trovato via d'uscita.
L'ungo le crepe della terra sono venuti nella notte
a cercare tra gli uomini povere anime distrutte.
Ha tremato la montagna spaventata dall'orrore
ha cercato di fuggire a quell'esercito del male.
Tutti i figli della terra rifugiati ormai nel sonno
hanno udito quella mano che per loro è giunta ora.
Sta tremando ogni cosa all'accorrere malvagio
ne rifugio ne riparo solo polvere infuocata.
L'aria fresca della notte ormai arde tra le fiamme
il respiro si sta spegnendo non c'è ormai via di scampo.
Questi demoni malvagi hanno scosso tutto quanto
hanno preso e circondato un paese martoriato.
Quanto orrore e dolore sta passando per le strade
il silenzio si fa grida per la morte che ormai arriva.
Ma c'è un soffio di speranza un anelito di vita
tanti figli ormai dispersi han trovato ora la via.
Come angeli dal cielo come santi sulla terra
genti unite nel dolore han scavato con le mani
per ridare alla luce chi credevano perduto.
Non ha vinto il malvagio, il demonio è fuggito
nelle mani ha portato solo sabbia e aria vuota.

AUGURI

Auguri


Auguri!
A chi non sa cosa il futuro gli porta.
A chi vede il bicchiere mezzo vuoto
e non sa più sperare.


Auguri!
A chi più sogni non ha.
A chi è incapace di amare
e nella vita non crede più.


Auguri!
A chi per strada è costretto a dormire
gli hanno tolto tutto
anche le lacrime consolatrici.


Auguri!
Per chi odia.
Per chi del disprezzo ne fa un vanto
e si trincea nell'indifferenza.


Auguri!
A te che sai amare
che ami il mondo cosi come è
che per il mondo accendi la speranza
luce di vita e di pace.


Auguri!
A tutti voi
che ancora credete
che ancora sperate
che ancora amate.

domenica 20 dicembre 2009

LA SEDIA VUOTA

La sedia vuota.


Che bello magnà assieme er giorno de Natale,
na bella tavolata co tutti li parenti.
Se famo du risate guardanno i regazzini
che come cavallette se scartano i regali.
Magnamo er panettone e 'mpezzo de torone,
du nocchie co du noci e 'ngoccio de cacchione.
So contenti li pupetti ,so tutti cuginetti
stanno assieme e se diverteno
confrontandose li doni.
“Questo è er mio che è er più bello,
quello tuo nun me piace.”
ma che bella ch'è 'sta festa der Santissimo Natale
che raduna tutti quanti,
dai più piccoli ai più grandi.
C'è pero na cosa storta,
che a noiantri nun ce lascia
apiccicato come colla, un gran velo de tristezza.
Noi contenti che magnamo ,a squarciagola che ridemo
saccorgemo
dopo 'mpo' che na sedia è ormai vota
nun sarà piu' come prima
nun sarà più 'sta gran festa
quella sedia che ormai è vota:
è la sedia de papà.

mercoledì 16 dicembre 2009

Due Euro al giorno


Due euro al giorno:
due euro al giorno che per dieci fa venti,
due euro al giorno che per cento son duecento,
e la mia vita ve in fumo .
Bruciano due euro al giorno
maledettamente bruciano.
Ho negato ai miei figli un gioco che volevano,
sto negando ad un bimbo lontano
di avere un futuro.
Due euro al giorno:
ed io..
io muoio pian piano.
Non sono molti due euro al giorno
ma nemmeno cosi pochi.
Chi ci mangia chi ci vive
chi soltanto lavora per due euro al giorno.
E io....
io maledetto guardo una nuvoletta di fumo nell'aria
andarsene via,
uscire in uno sbuffo dalla mia bocca
bianca e velenosa.
E io...
sto bruciando la mia vita...
per due euro al giorno.
Giovanni Gentile

martedì 8 dicembre 2009

" FIGGHJIU CALABRISI" DI GIUSY STAROPOLI

Figghju calabrisi
di GIUSY STAROPOLI



Calabria mia, Calabria cara,
cu veni 'nta sta terra si arricrija,
pe lu mari chi brilla sutta o suli
chi cu tantu amuri li figghj toi caddija.
Affanna la distanza pemmu arriva,
lu forestero ‘nta sta terra gloriusa,
ma a lu veniri primu s’innamura
di tia mia cara terra, bella e sula.
Sula, ti dicu o terra mia,
quandu li criaturi calabrisi
lu trenu pigghianu e pe’ salutu fischiettija,
e pa luntananza non passanu li misi.
‘Nta lu mari, s’annega chija speranza
di la famigghija chi aspetta lu soi patri
e la mamma,sula prega ‘nta la stanza,
lu crocifissu e la divina matri.
Ma , torna o terra mia lu caru suli,
torna quandu lu figghju toi ti dici:
“’Cca’ sugnu mia cara terra,
e, perdunu cercu , po’ torto chi ti fici

sabato 5 dicembre 2009

FIGLIA MIA

Sei appena nata, cosi piccola e tanto vispa. I tuoi occhi spalancati hanno subito rapito il mio cuore.Che emozione diventare padre, ti guardo ancora attraverso il vetro, ma tra poco ti abbraccerò,tra un attimo sentirò il tuo respiro.Sei appena nata, e gia hai riempito la mia vita. Sei grande ora stai diventando donna, prime cotte, prime delusioni, E il mio cuore trabocca d'amore per te. Stai diventando donna piccola mia. e il futuro ti si spalanca davanti. Mi cerchi e io ci sono, fino a quando Dio vorrà, sarò sempre al tuo fianco sempre pronto a proteggerti, sempre pronto a consolarti. Sempre a darti una mano e indicarti la strada. Stai crescendo figlia mia. Auguri da papà.

giovedì 3 dicembre 2009

I MIEI AMICI

Alcune delle poesie pubblicate su questo Blog sono un omaggio ai tanti amici che hanno condiviso con me il percorso del Premiolaurentum. Con la loro presenza hanno contribuito ad accrescere la mia passione per la poesia. Li ritengo tutti dei maestri di vita, e persone dal cuore puro. Veri Amici,anche se non li conosco personalmente. Li abbraccio tutti indistintamente e spero vivamente di incontrarli almeno una volta nella vita. Giovanni Gentile.

" TERRA MIA " Di Maria Cipiti'

TERRA MIA

Ricami di rondini
nel cielo terso.
Brezza d’argento
fra le fronde
di ulivi e olivastri.

Il ciclamino ride
al tronco rude
della quercia.
E il sole intenerisce
il verde al mandorlo
che schiude petali
alla sua festa.

Gorgheggi alati,
belar d’armenti,
tripudio di colori.
E la valle mollemente
scivola al torrente.

Nastro d’ argento
che si slarga al piano.
Fra cigli
di crespo rosmarino
agave carnosa
e palme nane.

Plana il grifone
sulle rocce arse.
Fra i dirupi,
il coro delle coturnici
culla il sonno
dell’ eterno letargo.

L’anima trattiene il respiro
a soave armonia.
Muore e risorge sazia
di questo pane
di questa acqua:
è la mia terra!

"L' ULTIMO ANELITO" Di Annarita Mastrangelo

L'ultimo anelito
di Annarita Mastrangelo



Questo è il mondo,
lacrime di speranze sepolte.
Quante bandiere al vento!

Questo è il mondo,
la storia dimenticata in pagine numerate,
vittorie e sconfitte,
e mentre la memoria va,
tutto si ripete.

Questo è il mondo,
girovaghi e carcerieri di se stessi,
noia e disperazione,
in scenari dipinti di nero!

Questo è il mondo,
ammainare le vele
perché niente ha più senso.

La malinconia
pervade il mio silenzio,
rivedo tanti colori e le sue sfumature
con cavalieri bianchi,
nelle loro mani una ampolla di cristallo,
un messaggio di pace
e la porta per un paradiso in terra.

Questo è il mondo e
il suo ultimo anelito

venerdì 27 novembre 2009

ROMMI CARMILUZZU

Rommi Carmiluzzu
di Domenico Giansiracusa



Rommi, Carmiluzzu, ròmmi ca t'accùcciu
tèni l' òcci ciùsi, e sèntimi nò sonnu.
U sai ca ìu ti viru, e nun ti lassu sulu.
Rommi Carmiluzzu, e nàta comu 'npisci
e curri comu o ventu, senza pinsari
ne strati picciriddu, senza scappi senza friddu.
Rommi Carmiluzzu e vola 'no desertu
parìitu nu prìncipi, senza scàntu ni lu pettu.
Nu barracanu 'nsulcu, 'ncavaddu senza frenu.
Rommi, ti pari aieri, passasti e mi viristi
e ìu calài l'òcci, ca mi mancàia u ciatu
e a tìa parìa stranu ca ti trimàia a manu.
Rommi Carmiluzzu iu nun sugnu luntanu.
Parra e picciriddi riccìllu ca li amu.
Ora ca sunu ranni capìsciunu cà fattu.
Sputa Carmiluzzu, sputa pulviri e fangu
sputa la stanchizza, e dommi senza ciatu
Rommi cuietu, ci sugnu iu, c' agghiù ‘divatu.
Rommi Carmiluzzu, cò tempu miu passau.
Ma quannu poi ti susi, talìa u ciuri miu.
Racci a manu, e bàsila 'na frunti.
Idda è a pena mia, ciù ricu o Signuri.
Stringila forti, quannu siti suli
riccillu ca mi manca, cu tutta la sò cruci

" INDIFFERENZA " DI ROSSELLA ARENA

Indifferenza
di Rossella Arena



Scrosciare di fronde
smosse da venti
soffiati sull'onde
da nubi gementi.
Lontane spirali
di ali d'uccelli
discesi i crinali
si adagiano lievi
alla luce di biechi fanali
su secchi fuscelli,
scoscesi torrenti asfaltati
tronchi di vita svuotati,
dinnanzi a sbarrati cancelli
da mani in preghiera afferrati.
In nidi gelati,
intrecciati alla meglio,
pigolii appena nati
sono rivolti alla pioggia
al loro stupito risveglio.
Io li sento quei flebili suoni,
dal freddo alitati tremanti
tra lampi accecanti
ed orridi tuoni;
invano portati dal vento
dolorosi e continui frastuoni,
pianti di lacere donne e barboni
e bimbi schiavi di orchi e padroni.
Tra code di auto coperte di fango
vorrei quella pioggia asciugare,
l'umore del tempo cambiare...
e invece con gli altri proseguo:
lì in strada in silenzio rimango,
indifferente a quello che sento,
ad ogni altro lontano lamento

SENZA PIU' ROTTA DI GIUSY STAROPOLI

Senza piu' rotta
di GIUSY STAROPOLI



Uomini di terra,
tutti a bordo.
Ammainate le vele del risveglio
sotto coperta il sonno
e....avanti tutta.
Prevista tempesta.
Uomini a Poppa
Uomini a prua.
Prendete le corde della forza
Catturate l'orizzonte negli occhi
prima che perda il suo volo
nell'infinito spremere del cielo
per il castigo d'aver trasportato
in nero, larve putrefatte.
E, ne' il profumo di acacia
ne' il sapor delle arance
coveranno piu' quiete.
La tempesta coprira' la nave
e noi, al timone senza piu' rotta
saremo per sempre umani
scaraventati nel fondo .
Lo stesso che gia’ non esiste.

ANCORA UN PO' DI PASQUALE ERMIO

Ancora un pò
di Pasquale Ermio



Undici minuti ancora,
conforto e tepore in un guscio virtuale.

Biciclette e trattori circolano invadenti
fra sinapsi sopite di neuroni quiescenti.

Spira una sfera di flebile giallo
e ritorna torpore.

E' buio fuori,
è buio dentro.

Che tempo sarà?

Rituale l'abbraccio al cuscino,
amico paziente.

Mi cerca con voce e mano
mio figlio,
un richiamo crescente.

Ancora un pò,
un pò di tempo ancora,
prima del mio risveglio.

RUSSU MORTI DI PASQUALE ERMIO

Russu morti
di Pasquale Ermio



Mangianu 'a paglia tranquilli e su' vitali,
pua, d'improvvisu,
sgrananu l'uacchji e tendinu i mmùsculi,
quandu si tratta 'i caminari.
Parica 'u sanu nduvi vanu;
no pari, 'u capiscinu.

L' "avvocatu", spaturnatu,
ccu llu bastuni pungi ppi lli fhari trasiri.
'A pistola spara 'nu piarnu,
'nu corpu siccu,
e dillu cadi 'nterra cumu 'nu mazzuni.

Pirduta 'a capu,
è biallu e 'mpindutu,
ppi essiri spartutu,
prontu ppi lli ligna, 'u fhùacu,
'a tavula cunzata.

Ricchizza, 'ntiressi e festa
su' ppi nnu' autri,
ppi dilli è stata 'mbeci 'a morti,
a fini jurnata.

lunedì 23 novembre 2009


Ti si è spento il sorriso ai piedi della croce.

Madre hai pianto il figlio tuo

ucciso ingiustamente.

Esposto , alla mercé di scherni insulti e sputi,

considerato iniquo oltraggio per gli eletti.

Deriso, schiaffeggiato frustato e calpestato,

di lui solo la colpa di non essere compreso.

Lo hanno condotto in carcere

portato al monte porpora,

rosso di tanto sangue che mai avrà giustizia.

Lo hanno ridato a te

avvolto in un lenzuolo, il volto gonfio e livido

non sembrava più un uomo.
Voleva solo vivere ma la sua strada era sbagliata
e chi si erge a giudice
ha deciso la sua vita.
Tu sei rimasta in lacrime senza una risposta
solo un dolore sordo
che ha lacerato la tua anima.

Giovanni Gentile

FINESTRA DI MARCO MARIANI

Finestra.

Destinata a dar luce e aria
elemento portante
che dai sulla strada
nel cortile
nel prato o verso il mare.

Finestra sopra il tetto
attraverso te appare il cielo.

Finestra col terrazzino
finestra che puoi discendere
apertura panoramica.

Senso della larghezza
della mia vista
arieggi
illumini
o sei dipinta sopra un muro.

Finestra di smalti diversi
attraverso te appare il campo.

Ampie maniche dalle quali esce
la ricca controfodera di seta
o la camicia preziosa a sbuffi.

Ti apro
fuori dall’immaginabile
quanto tempo sono stato prima di apparire
e adesso che fretta c’è
mi prendo il tempo.

Finestra aperta
attraverso te vedo, penso e sogno.

Questo sentiero finisce in un corso d’acqua
mi riprendo il tempo
fin che il Sole risplenderà.

Il cielo e il mare si contendono il sole


Il cielo e il mare
si contendono il sole
lo strappano
lo tirano
il cielo non vuole perderlo
il mare lo vuole inghiottire
dopo il mare
lo sputa fuori
e il cielo
lo riprende con sè
intanto gli arbusti
alti ed eleganti
riflettono d'oro.
Una notte è passata

venerdì 20 novembre 2009

Elouardi Soukaina


Di Elouardi Soukaina.




Tra gli orizzonti…



Tra gli orizzonti

la vita e la morte ho perso,

tra i colori rosso e arancio

un attimo ancora di respiro

ho ricercato, e mai quel momento

dimenticherò; passione infinita

per un esistenza cara

alla precoce nascita.



Un solo attimo per

vedere la semplicità del

valore della speranza, pura scia

seguace di pace; che

la nostra storia ha

composto e

ancora tra le tracce di tramonti

ne vivono le pagine.

lunedì 16 novembre 2009

Avevo fame



Anche oggi ho pianto, e le mie lacrime son divenute polvere. Anche oggi la polvere ha ricoperto il mio corpo e ne è diventata parte. Anche oggi ho guardato la vita andare via perché la vita a me non ha sorriso. Anche oggi sono tra migliaia che più non hanno un futuro perché il futuro per me non c'è mai stato. Anche oggi non ho giocato perché il mio corpo non ne aveva la forza. Anche oggi mia madre ha pianto mi ha visto morire lasciare questo mondo. Anche oggi avevo fame ma nessuno mi ha nutrito.
Giovanni Gentile

Rivista online

GIORNATE D'AUTUNNO


GIORNATE D'AUTUNNO

Profumo di pioggia portato dal vento,
e le foglie tremanti si lasciano andare.
Caldi colori fra il grigio del tempo
tra il freddo che arriva c'è un tiepido soffio.
Giocano i bambini che corrono a scuola
portando rametti e foglie cadute,
costruiranno un bel quadro con colla e colori.
Dipingendo con gli occhi
quel che ammirano fuori. Son mille i profumi e dolci gli aromi di funghi e castagne,e di calde minestre Famiglie riunite attorno alla mensa un pezzo di pane e una calda atmosfera. Giovanni Gentile

domenica 15 novembre 2009

ME RACCONTAVA MI PADRE

ME RACCONTAVA MI PADRE
di GIOVANNI GENTILE



Me raccontava mi padre
Me diceva mi padre de quann'era regazzino
coreva p'er paese spignenno er carettino.
Portava materassi scarpe vecchie e cianfrusaie,
pe' guadagna du lire venneva a li signori.
Ar mare a pia' le cozze, vongole e telline
da porta' a nonna Tirde in cambio delle figurine.
Do poteva rimediava ,pure i fiori ar cimitero tanto ai morti che fregava,
nun se potevano lamentà.
Era dura fio mio diceva er mio papà
da magnà nun ce stava e te dovevi arangià

PRESENZA

Presenza
Lei è sempre presente.
Si aggira di notte e ogni notte ti prende.
Ti tiene legato e al mattina ti lascia,
ma un giorno e per sempre tutto per lei completamente ti avrà.
È ombra al tuo fianco gelo nell'anima,
ogni momento sei sempre più suo.
Non sai quando, non sai come,
la fuggi e la insegui,
la temi e l'ammiri.
Curioso sei tu ma paura ti fa
e speri col cuore che
lei mai ti avrà.

sabato 14 novembre 2009

VENTI IN VERSI


In sintesi
Il titolo che “apre” la silloge di Pasquale Ermio propone uno spiraglio carico di speranze per ognuno di noi. È un invito a recuperare e/o a mantenere alta e vitale la memoria delle emozioni, a rimanere ancorati ai sentimenti, a esporsi con naturale fiducia ai “venti” che soffiano sulla nostra vita. Vuol dire, altresì, spingere lo sguardo più lontano, oltrepassando le nubi che oscurano l’orizzonte e, al tempo stesso, i cuori. Sono poesie da interiorizzare, non solo perché ci fanno conoscere ed apprezzare il suggestivo talento dell’Autore, la cui “poetica” è messa a disposizione di tutti, ma anche perché attraverso la poesia ed il confronto è possibile “…rendere il senso migliore ai rapporti tra le persone”. I sentimenti e le passioni danno parola e sogno a queste liriche. Parlano di un amore infinito, desiderato, perduto e ritrovato (“Fra mille ti riconoscerei amore eterno/che su tutto fai prevalere la passione...”; “Tu la mia luna/la luna il mio Amore/Poi l’eclissi...”) Un amore che è dentro gli echi e le voci del vento, che come un’onda straripa tra i silenzi e le malinconie, tra le pause che il destino ineluttabile impone e le attese sperate. (“Dietro, ora raffiche di vento, ora appigli variabili che mi distolgono, che mi trattengono…”; “Vorrei poterti seguire, raggiungerti, svelarti, vederti esibire nelle tue evoluzioni libere, sentire i profumi di terre lontane che diffondi nell’aria, emozionandomi.”)

lunedì 9 novembre 2009

Ad Alda Merini

Pazzi in un mondo di matti ; sognatori. Sentimenti speranze diventano parole, scritte col fuoco marchiate dal tempo trasportate dal vento agli angoli del mondo. Nei secoli hanno vissuto per secoli condottieri. Al fianco di re e imperatori. Voce di popolo voce di un dio. Profeti predicatori ciarlatani e giullari , Santi demoni angeli maledetti Perduti per sempre scalando le vette, cercando spiagge e mari incantati raccontando alla vita di tutta una vita. Raccontando di amori di odi furiosi a chi leggerà in eterno di loro.
Giovanni Gentile

domenica 8 novembre 2009

Mi hanno portato via

Mi hanno portato via. Giocavo per le strade ,spensierato e innocente, mi hanno portato via. Hanno chiuso i miei occhi per nascondermi il male, mi hanno portato via. Hanno venduto il mio corpo in tanti pezzi sparsi, mi hanno portato via. Hanno dato la vita a chi morente era, mi hanno portato via. Hanno ridato la vista a chi non vedeva più, mi hanno portato via. Io bambino giocavo, avevo un grande sogno, mi hanno portato via. Hanno svuotato il mio corpo buttato in una fossa, mi hanno portato via. Volevo vivere crescere, un uomo diventare, mi hanno portato via. Mi cerca mia madre, mi chiama mio padre, ma mi hanno portato via. Ma io vivo e loro non lo sanno, non sono andato via. Vivo nel corpo di chi aveva bisogno, di chi non aveva speranza. Ma mi hanno portato via, e la speranza a me l'hanno negata,l'hanno portata via. Giovanni Gentile.

sabato 31 ottobre 2009

ALLA FERMATA DELL'AUTO


Alla fermata dell'auto accovacciato per terra c'è un ombra invisibile che forse era uomo. Sofferenza negli occhi, timore nei gesti coperto di niente di niente è padrone la gente che passa nemmeno lo nota. Un euro per mangiare lui chiede tremante sicuro soltanto di chi è indifferente. Da lontano e venuto quell'ombra di uomo non capisce non parla, ha solo paura. Qualcuno lo schiva qualcuno lo pesta nessuno però si ferma a guardare. Fa freddo ed è buio tutti corrono via fuggendo il rifiuto che il mondo ha creato. Da lontano è venuto con grandi barconi con chi come lui confidava in un sogno. Ma infranto distrutto dall'insofferenza dell'uomo moderno che si dice civile. Odiato rifiuto immonda sporcizia additato a colpevole delle nostre paure. A caprio espiatorio lo abbiamo elevato scaricandogli addosso tutto il disprezzo. Di noi stolti uomini che abbiamo la colpa di non sapere amare nemmeno chi ama. Giovanni Gentile

domenica 25 ottobre 2009

14 Novembre 2005

Fermo al semaforo aspetto il verde guardo l'ora e non è tardi ho tempo per me prima di rientrare in quel negozio farò in tempo ad andare Dopo il lavoro meritato riposo ancora un poco e a casa sarò Tranquilla serata e freddo non c'è autunno inoltrato e par primavera Il casco allacciato lo zaino fissato il verde è scattato e via si riparte Pochi chilometri ancora dieci minuti ancora e con i miei figli fra poco sarò Ma improvviso il buio, niente davanti a me niente più luci ne strada ne suoni in un istante tutto è finito non vedo i miei figli e la mia donna non c'è Un solo suono penetra il buio una sensazione lacera l'anima sirene spiegate, fiato spezzato torace squartato su di me si è abbattuto un dolore spietato c'è un alito di vita dentro il mio corpo flebile speranza attaccata ad un filo Son steso per terra e abbraccio l'asfalto mi vedo son io ma non c'è il mio spirito. Alito di vita, flebile speranza qualcuno mi dice coraggio sei vivo. Giovanni Gentile

giovedì 22 ottobre 2009

FESTA DI PAESE

Battito d'ali soffio di vento, sole che corre verso il tramonto. Onde spumose lambisco i lidi, spiagge affollate di gente festante. E' festa in paese le campane si odono richiamo dei popoli dai tempi lontani. La piazza è gremita la spiaggia si svuota, bisogna affrettarsi c'è il Santo che passa. Correte ragazzi vecchi e bambini correte alla festa del santo patrono. Chi canta chi grida, chi balla e chi corre chi al coro si aggiunge dei paggi in costume. Ritrova il paese il suo antico splendore di gesta passate di glorie vissute. Lontano è il tramonto, la notte è vicina in alto nel cielo giocare di luci. Che bello sognare guardando la luna che fa capolino da dietro una chiesa. Rimbombano i suoni dei fuochi nel cielo colori cangianti tra volute di fumo Sorniona è la luna come un gatto assonnato che guarda la gente e il santo passato.

sabato 17 ottobre 2009

A REGAZZì


A REGAZZI' MA CHE STAI A FA' . NUN VEDI CHE GIOCHI COR FOCO. NUN PENSI A TU MADRE PORA DONNA, NUN PENSI A TU PADRE CHE PE TE STA A BUTTA ER SANGUE, CHE SAMMAZZA PORO CRISTO TUTTO ER GIORNO A TRIBOLA' PE MPEZZO DE PANE. E TU? E TU STAI A GIOCA' CO LA VITA CHE COR CORE T'HANNO DATO. IELO STAI A SPEZZA' STO CORE LI STAI AMMAZZA' CO LE MANI TUE. MA BUTTA STA SIRINGA E CORI, CORI A CHIEDE PERDONO, PE L'ANNI C'HAI BUTTATO PE LA VITA C'HAI BUTTATO APPRESSO ALLE STRONZATE. A REGAZZI' NUN GIOCA' COR FOCO....CHE PRIMA O POI TE BRUCI.
GIOVANNI GENTILE PREMIO LAURENTUM 2008 IV CLASSIFICATO.

TU E I MIEI FIGLI

Ti vedo giocare con i miei figli, discendenza da te generata, generazione che hai appena sfiorato. Ti vedo giocare con loro, giocano con te e da te imparano. Imparano la vita imparano l'amore. quell'amore che a me nascondevi ma che nei tuoi occhi riuscivo a vedere. Come sei lontano adesso eppure tanto vicino, e quanto stupido ero a non comprendere che per me c'eri sempre. Non ho mai compreso che per me soffrivi piu' di quanto il tuo cuore potesse sopportare, il tuo cuore cosi pieno d'amore eppure cosi fragile, tanto fragile che ti ha portato via. Giochi con i miei figli papa' ma è solo un sogno il sogno di un bambino oramai uomo che aspetta che ritorni.
GIOVANNI GENTILE PREMIO LAURENTUM 2008 IV CLASSIFICATO

TUTTO è POESIA


Tutto è poesia, dolce melodia: guardare i tetti da un antico balcone,il tempo minaccia con sordo rombare, si volge al tramonto di un inizio d'autunno. Son partite le rondini i gabbiani si librano un piccione sul tetto sta cercando riparo. L'odor della pioggia riempie ormai l'aria profumo si intenso da riempir le narici. Uno scorcio di mare tra vicoli ombrati l'orizzonte lontano fa perdere il fiato. Tutto quanto è poesia, tutto è armonia le campane che suonano l'Ave Maria e il vagito di un bimbo venuto alla luce.
Giovanni Gentile.

NOTTE INCANTATA


Notte di streghe maghi e folletti, di spettri nascosti nei vecchi bauli. Tremanti e impauriti son tutti i bambini, ma è un gioco una festa per chi va e chi resta, in questa notte che minaccia tempesta. Il suono nell'aria si mescola al vento, lontano portato come gelido brivido. La musica impazza di tenebrose fanfare va giro cercando le anime avare. Maghi streghe, spettri e folletti tutti danzano al suono di una nenia d'orrore. Ma è soltanto un gioco, una festa danzante per gli stolti mortali che non credono a niente.

OTTUSI

Hai mai provato a parlare alla gente? Gente che sente ma non ascolta. Quante parole volano al vento sprecate confuse nemmeno pensate. Credi che puoi arrivare a capire, speri di riuscire a farti capire. Ma come uno sbuffo caldo di fumo si perde il pensiero nella gelida aria. Continui a parlare ad esprimer pensieri ma come un ombra son le tue parole. Non c'è niente da fare e non sai come fare ti sembra che il mondo sei costretto a scalare. Ti arrampichi senza trovare un appiglio ti manca la guida ad indicare la strada. Non riesci proprio a comunicare non c'è sordo peggiore di chi non vuole ascoltare.
Giovanni Gentile 30 settembre 2009

INDIETRO

Guardo un video sul computer, vecchie immagini sbiadite. canti balli mille colori torno indietro nel passato. Sono cose che ho vissuto, sensazioni che ho provato. Ora il cuore si fa grande d'emozioni gia provate. Torno ad essere ragazzo innamorato dell'amore. Di un amore cosi immenso da mostrarmi come sono. quante cose che ho lasciato quante strade ho sbagliato, per trovarmi dove ora sto pensando al mio passato. non rimpiango quel ch'è stato quel che ho fatto l'ho voluto sono andato per il mondo a cercare la mia via. Ma che bello ricordare e che bello sospirare , c'è una lacrima che scende che accarezza il mio viso. é l'amore che ho provato per quel giovane che ero.
Giovanni Gentile 13 Ottobre 2009

IO BAMBINO

Io bambino spaurito ma tanto curioso che alla conoscienza con avidità mi affacciavo. Tu di parvenza tanto dura ma che in realtà regalavi dolcezza. Nell ' infanzia mi hai condotto per mano mi hai portato al sapere. Mi hai insegnato " cavallina storna " e con me hai cantato il " va pensiero . Tu donna cosi grande che ai miei occhi di bimbo sembravi un gigante per me trovavi sempre una parola. Io uomo oramai ti ricordo con l'affetto di un bambino, timoroso ed impaurito ma sicuro accanto a te. Non ci sei ad insegnarmi come leggere o scrivere a dettarmi le poesie che hanno condotto la mia vita. Non ci sei sei andata via seminando simpatia. Giovanni Gentile 12 ottobre 2009

venerdì 16 ottobre 2009

Non ho saputo mai.

Non ho saputo mai quanto io ti amassi fino a quel momento che ti sei ammalato. Non ho saputo mai quanto io ti amassi e davo a te la colpa delle mie insicurezze. Tentavo di fuggire, di andarmene lontano quel tuo dolore grande io non lo sopportavo. Non ho saputo mai quanto io ti amassi e tu con un sorriso riuscivi a consolarmi, come quella volta che sei venuto a me e tutto il tuo amore ho letto nei tuoi occhi. Quel giorno che ho capito quanto io ti amassi te lo volevo dire…ma gia te n’ eri andato.
.14 Marzo 2003